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Descrizione
Antonio Salandra è una delle figure della politica italiana che merita una rilettura e un ripensamento per l’intero periodo della sua presenza sulla scena pubblica (dal 1886, quando viene eletto deputato, fino al 1925, quando prende le distanze dal fascismo) anche nella prospettiva odierna, in cui i valori liberali e patriottici da lui sostenuti (e non solo da lui) appaiono vilipesi, calpestati e dimenticati. Il suo ruolo ed il suo operato, infatti, sono stati pessimamente valutati in ambito storico e di conseguenza è stato sottovalutato dalla storiografia a causa della sua matrice di destra, mai negata o nascosta, in ogni passaggio pubblico rivendicata con orgoglio. Deputato dal 1886, più volte sottosegretario e ministro, è l’antagonista di Giolitti, è il presidente del consiglio dell’entrata in guerra nel 1915 passando dal “neutralismo attivo” all’intervento militare vero e proprio. Per Salandra il senso autentico della guerra è quello “di tradurre in atto l’ideale della grande Italia che gli eroi del Risorgimento non potettero vedere compiuto” come afferma nel famoso discorso tenuto in Campidoglio il 2 giugno 1915 e pubblicato integralmente in appendice al volume.
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