Società tossica e sistema spacciatore

Prezzo: 14,00

Autore: Adriano Segatori

Editore: Settimo Sigillo

Anno: 2021

Pagine: 128

Isbn: 978-88-61482-26-5

Categoria:

Descrizione

Il sistema nel quale siamo immersi focalizza l’attenzione sull’individuo malato, in una strategia di distrazione dalle dinamiche effettive in atto nella società dei consumi.
Alla denuncia dell’aumento progressivo delle dipendenze, da e senza sostanze, si risponde con la disponibilità di centri di ascolto e di cura, in un paradossale processo di autoalimentazione del problema tossico variamente inteso.
Già Freud aveva indicato la necessità di un impegno sociale della psicoanalisi oltre a quello strettamente clinico e individuale. James Hillman, dalla prospettiva della psicologia archetipica è stato
ancora più esplicito: «Oggi la patologia la si incontra nella psiche della politica e della medicina, nella lingua e nel design, nel cibo che mangiamo. Oggi la malattia è “là fuori”».
Questo lavoro intende andare oltre queste dinamiche che si rincorrono all’interno del sistema, e lo fa seguendo l’avvertimento di Ernst Jünger: «Il tentativo di venire a capo di un’epoca con i soli mezzi offerti a questa, si consuma nel girare a vuoto intorno ai suoi luoghi comuni: non può riuscire. È questo il motivo per cui si vedono fallire spiriti volitivi ma limitati».
Ciò che è divulgata limitatamente come “malattia” è l’obiettivo di una strategia posta in essere da due forze sinergiche e concomitanti – tecnocrazia e liberalcapitalismo – nella metodica operazione
di asservimento della massa. Si propinano i diritti alle voglie, queste diventano bisogni, poi si arriva alle soddisfazioni frustrate, si finisce con il disagio della dipendenza e, alla fine, il sistema offre le soluzioni per i problemi che lo stesso ha creato.
Da cittadini liberi a consumatori schiavi, con la morte di quel Desiderio che ha in sé la vocazione rivoluzionaria del cambiamento. Se poi ci aggiungiamo la paura, il gioco dell’addomesticamento è
realizzato. È certo che combattere il sistema non è cosa da poco, perché, come afferma Gomez Dàvila:
«Il popolo non segue chi lo cura, ma chi lo droga».

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