La guerra rivoluzionaria

Prezzo: 10,00

Autore: Clemente Graziani

Editore: Passaggio al Bosco

Anno: 2020

Pagine: 84

Isbn: 978-88-85574-54-0

Categoria:

Descrizione

“La guerra rivoluzionaria” rappresenta l’esatta fotografia di un’epoca, profondamente segnata dal “pericolo comunista” e dal difficile equilibrismo della “Guerra Fredda”. Pubblicato nel 1963 come appendice della rivista “Ordine Nuovo”, il lavoro porta la firma di Clemente Graziani, anima e mente della “destra radicale”. Nato sulla scorta dell’esperienza diretta dell’autore nelle fila dell’OAS – l’Organisation de l’armée secrète per la difesa della presenza francese in Algeria – il testo contiene spunti e riflessioni di grande spessore sulla guerriglia messa in campo dalle formazioni marxiste-leniniste: dallo studio del comportamento delle folle all’analisi pavloviana dei “riflessi condizionati”, dallo “stupro totalitario delle masse” alla stimolazione scientifica della paura, dalle tecniche del sabotaggio civile a quelle dell’offensiva militare, dalla diplomazia internazionale al reclutamento dei volontari, dalla creazione delle “gerarchie parallele” al radicamento sindacale e sociale delle cellule operanti.
Quella di Graziani è l’analisi tattica e strategica della “guerra rivoluzionaria”, sperimentata da Mao Tse-Tung in Cina, dai Viet Minh in Indonesia e da Ernesto Guevara a Cuba: una vera e propria evoluzione della competizione armata, che metterà i Viet Cong nella condizione di piegare la potenza atomica americana. Questa “guerra sovversiva”, applicata con metodo e rigore scientifico, seguiva regole precise: dal radicamento tra le masse alla rapidità di movimento e dal “terrorismo sistematico” alla propaganda politica, fino al raggiungimento della vittoria finale “con ogni mezzo necessario”.
Il testo – che non si limita alla mera analisi dei fatti – suggerisce anche delle precise strategie di organizzazione “controrivoluzionaria” utili al contenimento e all’annientamento della fazione “bolscevica” sul terreno della lotta e del consenso, partendo dalla definizione di un nuovo modello antropologico differenziato: l’uomo di milizia. Perché nella “guerra totale al comunismo” – afferma Graziani – è necessaria “la formazione di un tipo umano altamente spersonalizzato, scevro da sentimentalismi e pregiudizi borghesi, in grado di affermare i valori imperituri della Tradizione e i caratteri di una spiritualità eroica anche in un’epoca dominata dal nichilismo della meccanizzazione e dalla rarefazione di princìpi metafisici”. Sarà questa la missione “di chi – dinanzi alla sfida della distruzione – risponde con un atto interno assoluto, facendo proprie una nuova etica e una nuova visione dell’esistenza”.

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