Pubblichiamo di seguito un articolo di un nostro lettore Giuseppe de Santis, giornalista esperto di Africa. Abbiamo ritenuto interessante mostrare il suo punto di vista sulla crescita dell’economia africana in zone ancora circoscritte. Nello stesso tempo la redazione Revolvere si vuole interrogare sul prezzo che comporta questa crescita per il territorio e per i territori che con l’Africa fanno affari d’oro. Ne parleremo in un prossimo scritto.
di Giuseppe de Santis
Quando si parla di Africa tutti i mezzi di informazione desumono in accezione negativa un’area geografica in cui fame, miseria, guerre e ogni genere di disastro naturale abbia una dimora.
Ovviamente non escludendo le esistenze problematiche del continente, ci tengo a rammentare che nello stesso esiste una realtà nuova, viva e attiva. Ci sono infatti 54 paesi africani che tanto stanno facendo per uscire dalla poverta’ e migliorare le condizioni di vita dei loro abitanti.
Puo’ sembrare strano ma esistono storie di successo anche in Africa e tra queste non possiamo non menzionare il Botswana, un paese che alcuni definiscono la Svizzera d’Africa.
Questo paese basa la sua ricchezza sull’estrazione dei diamanti e sullavendita di queste pietre preziose, grazie alla quale ha investito in infrastrutture e servizi essenziali, garantendo una crescita economica superiore alla media regionale.
Il governo pero’ e’ ben consapevole che questa dipendenza dai diamanti non puo’ durare a lungo visto che prima o poi si esauriranno e per tale motivo sta diversificando l’economia, puntando sull’alta tecnologia e sul carbone.
Il governo vuole creare un settore high tech favorendo imprese che operano nell’automazione e nell’information technology cercando di puntare su quelli che sono i settori del futuro e dove puo’ guadagnare un vantaggio competitivo rispetto ad altri paesi africani.
Quanto al carbone il Botswana punta a diventare il venditore di riferimento per tutti quei paesi che cercano un’alternativa al carbone russo e per massimizzare i guadagni sta costruendo nuove linee ferroviarie che collegano le miniere coi principali porti del Sudafrica cosi’ da agevolare le esportazioni.
Sarebbe facile pensare al Botswana come a un caso eccezionale ma c’e’ un altro paese che negli ultimi anni sta crescendo in maniera considerevole nonostante il suo passato turbolento ed e’ il Ruanda.
Il paese dalle mille colline nel 1994 e’ stato dilaniato da una lunga e sanguinosa guerra civile, che ha causato milioni di morti ma adesso sotto il controllo di Paul Kagame sta assistendo a una crescita economica considerevole.
Visto che non dispone di materie prime, il governo sta puntando non solo sull’agricoltura ma anche sull’alta tecnologia, favorendo la nascita di imprese che offrono soluzioni high tech ai problemi locali.
Tra queste e’ degna di nota la Mara Group, una societa’ con sede negli emirati che produce cellulari e smartphone adattati per il mercato africano i quali vengono venduti non solo in Ruanda ma anche nei paesi vicini e contendono il mercato a societa’ coreane e cinesi.
Nonostante queste storie di successo pero’ le autorita’ di Kigali non sono soddisfatte e stanno lavorando per fare del Ruanda un centro finanziario che sia un punto di riferimento per l’Africa francofona.
Diverso invece e’ il caso del Ghana, anch’esso uno dei paesi africani che ha avuto negli ultimi anni una delle crescite piu’ elevate dell’Africa.
Questo paese basa le sue esportazioni su petrolio, oro e cacao e il governo ha lanciato un programma denominato Ghana beyond aid, Ghana oltre gli aiuti per non dipendere dagli aiuti umanitari e alla base di queste politiche ci sono il Planting for food and jobs e il One District, one factory policy.
Il Planting for food and jobs punta a offrire incentivi all’agricoltura al fine di raggiungere l’autosufficienza alimentare nella produzione di riso e altri prodotti agricoli di largo consumo e allo stesso tempo cerca di creare posti di lavoro.
A questo si affianca il One District, one Factory initiative che si pongono l’obiettivo di far nascere fabbriche in uno dei 214 distretti del paese che possano trasformare le materie prime in prodotti ad alto valore aggiunto e possano produrre in loco cio’ che viene importato.
Anche se in fase iniziale questo programma sta gia’ garantendo risultati e tra di essi sono degni di nota l’acciaieria appena aperta che copre il fabbisogno di acciaio in Ghana e i vari investimenti fatti da imprese automobilistiche straniere per produrre automobili.
Una situazione simile puo’ essere raccontata per la Costa d’Avorio, un paese anch’esso con una crescita più alta della media, che basa la sua fortuna su agricoltura, infrastrutture e turismo.
Oltre ad essere il più grosso produttore di cacao del mondo, la Costa D’Avorio esporta anacardi, gomma naturale e altri prodotti agricoli e il governo sta lavorando per aggiungere valore a questa produzione agricola così da ricavare maggiori benefici economici; un esempio in tal senso sono gli incentivi offerti per l’apertura di laboratori che possano trasformare i chicchi di cacao in cioccolata e altri derivati del cacao.
Leggermente diversa e’ la situazione in Senegal, un paese che ha avuto una discreta crescita economica grazie a investimenti nell’agricoltura e nelle infrastrutture e che nei prossimi anni sarà destinato a crescere ancora grazie allo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio appena scoperti nelle acque senegalesi.
Altri due paesi che hanno avuto negli ultimi anni una crescita economica discreta sono il Kenya e la Tanzania.
Il Kenya ha tratto vantaggio dalla sua relativa stabilità politica e oltre ad avere un’agricoltura relativamente avanzata rispetto ad altri stati africani puo’ vantare un florido settore turistico e la presenza di imprese ad alta tecnologia.
Quest’ultimo prende il nome di Silicon Savannah e puo’ contare su imprese che producono videogiochi e soluzioni high tech pr i problemi locali tra cui e’ degno di nota M-Pesa, un sistema di pagamento bancario digitale che usa i cellulari per effettuare operazioni bancarie ed e’ usato da tutti coloro che non dispongono di un conto in banca.
Quanto alla Tanzania questo paese è stato dichiarato nel 2021 dalla Banca Mondiale un paese a medio reddito e questo importante risultato è stato ottenuto grazie a politiche che hanno rilanciato l’agricoltura, il settore minerario e promosso gli investimenti in infrastrutture.
Quest’ultimo punto merita di essere approfondito visto che la Tanzania cerca di sfruttare la sua posizione geografica per permettere ai paesi che non hanno accesso al mare di usare i suoi porti e per tale motivo ha favorito la costruzione di autostrade e ferrovie che collegano questo paese con il Burundi, il Ruanda e l’Uganda e sta anche lavorando per far passare sul suo territorio un oleodotto che permetterà all’Uganda di esportare il suo petrolio tramite i porti della Tanzania.
Questi elencati sono i paesi di maggior successo dell’Africa ma questo viaggio non può terminare senza menzionare due paesi che potrebbero riservare sorprese nei prossimi anni: Nigeria e Marocco.
La Nigeria è un paese ancora povero, perche’ esporta petrolio ma importa tutto, anche derivati petroliferi e questo pesa parecchio sulla sua bilancia commerciale visto che deve usare le sue scarse riserve per importare ciò che potrebbe produrre.
A tale proposito qualcosa sta per cambiare e l’artefice di questo cambiamento e’ Aliko Dangote, l’uomo più ricco dell’Africa.
Dangote ha investito 12 miliardi di dollari per costruire vicino Lagos la piu’ grossa raffineria dell’Africa e quando entrerà in funzione nell’autunno del 2022 permetterà di produrre abbastanza derivati del petrolio che non solo copriranno il fabbisogno della Nigeria, ma anche quello dei paesi vicini, permettendo a questo paese di risparmiare diversi miliardi di dollari in valuta pregiata e soprattutto di dare accesso alle imprese nigeriane alla valuta pregiata.
Al contrario della Nigeria il Marocco non ha giacimenti di idrocarburi e il governo, per il suo sviluppo, punta ad attirare imprese manifatturiere.
A tale proposito il Marocco è diventato il più grosso produttore di auto dell’Africa grazie agli investimenti di Stellanti e Renault e ospita anche imprese che producono componenti per auto così da creare un indotto.