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Gli Orrori della sinistra e del sindacato

12 Aprile 2022

Il grido di dissenso di Alessandro Sposato rispetto lo smarrimento sociale, politico e culturale del nostro tempo. Abbiamo scelto di pubblicarlo perché è il punto di arrivo naturale di chi pur venendo da disparate esperienze politiche comprende la gravità della disintegrazione valoriale cui da anni stiamo assistendo.

di Alessandro Sposato

Nel ventennio appena passato abbiamo assistito allo smarcamento dall’ideologia di sinistra
di tutti i loro interpreti politici e sindacali, lasciando di fatto orfano il tessuto sociale della
classe operaia. Proverò a elencare alcuni aspetti che dal mio punto di osservazione ho
potuto cogliere.
Inizio col dire che abbiamo assistito ad un atteggiamento completamente acritico verso
l’Europa e verso il carattere asfissiante delle sue regole che ha trasformato la classe
dirigente in “Euro-inomane”, anziché critica e pragmatica come meglio
si converrebbe ai rappresentanti del popolo.
Siamo stati così testimoni della perdita del contatto di Sindacati e Politica con la classe
operaia a favore delle esigenze degli oramai “ Ei fu” ceti medi e della borghesia.
Abbiamo visto frantumarsi il tessuto sociale del nostro Paese, a partire dalla famiglia,
attraverso l’alimentazione delle differenze tra le persone, rompendo così l’unità del fronte
della “classe sociale”, promuovere le condizioni per la nascita di gruppi e sottogruppi al
grido ,per citarne alcuni, delle libertà sessuali, di quelle di genere e religiose , rivelatesi poi
elementi divisivi anziché di coesione e inclusione.
L’azione politica ha di fatto sostenuto la perdita della sovranità nazionale, cedendo a
interessi extranazionali il tessuto industriale del nostro Paese (privatizzazioni e cessioni di
asset nazionali con tanto di macelleria sociale), senza nemmeno pretendere tutele dei
perimetri occupazionali e produttivi , in nome di un liberalismo globale che, si è rivelato
essere la causa declino della nostra economia di Paese.
Nessuno ha ascoltato la richiesta di aiuto della classe operaia, massacrata dalla perdita di
potere d’acquisto dovuta della cessione della politica monetaria nazionale a favore dell’euro,
mentre la competitività sfrenata della globalizzazione ci consumava dall’interno tramite una
corsa al ribasso dei salari e delle tutele dei lavoratori.
Il job act e il finto referendum cassato: un pugnale piantato nella schiena di chi ha sostenuto
e votato per anni la “sinistra” confidando nell’impegno del patto sociale. Una resa agli
interessi della borghesia anziché la tutela per il mondo dei lavoratori reso, per altro, sempre
più precario e ricattabile. Il miraggio delle tutele crescenti è stato di fatto uno sconto alle
imprese a scapito della stabilità del lavoro.
Con lo stesso incedere complice e opportunistico il sindacato italiano ha finito per
autodeleggitiminarsi . Non sono più rappresentativi delle realtà lavorative. Le loro
connivenze politiche pesano sull’azione di confronto e scontro con i governi e sono stati rei
di aver assecondato la distruzione del patrimonio industriale e lavorativo italiano.Ora i
sindacati fanno business.
Esiste una distanza enorme tra i lavoratori e la classe politico-sindacale. I lavoratori non si
sentono più né rappresentati né tutelati dai “grandi” sindacati e dai partiti storicamente legati
alla classe operaia . Impossibile non vedere e non sentire negli ambienti produttivi , dagli
uffici alle fabbriche, un grosso spirito anti sindacale che viaggia di pari passo con l’anti
politica diffusa di questi anni. Sentimento che ha posto profonde radici nel tessuto sociale
sofferente e dimenticato dai rappresentanti della “sinistra”.
Ritengo che sia arrivato il tempo di un nuovo attore, uno realmente in grado di intercettare
queste masse e diventare sindacato riformista capace di leggere e di determinare gli esiti
delle nuove sfide, dalla globalizzazione alla rivoluzione della robotica, intercettando
problematiche e opportunità come ad esempio lo smart working e la green economy.
Un sindacato che voglia liberarsi del pesante fardello di dover seguire gli interpreti
inadeguati di ideologie politiche superate che continuano a strizzare l’occhio a cittadini
nostalgici e sognatori, salvo poi dimenticarsi di loro il minuto successivo allo spoglio dei voti.
Un sindacato che partendo dalla trazione nazionale sia in grado di ambire ad una portata
europea, capace di creare unità di classe e di popolo e di dare una spinta costruttiva e
rinnovatrice al mondo dei lavoratori del tessuto sociale.
Serve il nuovo senza pregiudizi, il vecchio è bruciato! Invendibile. I temi che vanno affrontati
e risolti partono dalla creazione e dalla tutela del lavoro nell’intero perimetro del territorio
nazionale.
Argomento ostico e pieno di trappole e contraddizioni è l immigrazione, ma va affrontato. Il
flusso di immigrazione che investe l’Italia ha contribuito alla distruzione del tessuto sociale
della classe operaia e del lavoro. Occorre che siano controllati e centellinati poiché da un
lato creano conflitti sociali, con la conseguente deriva etnica nei loro insediamenti ( un
conflitto che ha però la sue ragioni non dell’intolleranza razziale ma nella sopravvivenza, ma
quanto è più conveniente per alcuni rubricarlo a conflitto etnico) e dall’altro, pur essendo una
risorsa per chi la sfrutta (nei cantieri edili , nei campi coltivati e nei segmenti produttivi più
pesanti), diventa deleteria perché crea i presupposti per un’offerta al ribasso del lavoro che
ha per conseguenza diretta la poca sicurezza sul lavoro , la precarietà e il lavoro
sottopagato. 1600 morti bianche anno , 5 euro l ora di stipendio, quando va bene, quando
non se ne deve restituirne anche una parte.
Si dice che siano gli Italiani a non voler fare certi lavori , Ma certo! finché ancora si potrà
rinunciare ad un lavoro a 5 euro l’ora, ma siamo al fondo del barile, l’esercito dei poveri, dice
l’istat, cresce.
Non dobbiamo permettere alla politica globalista Europea di sostituire gli Italiani con emigrati
a basso costo e zero diritti, (permettetemi una polemica ), i nostri medici italiani
disobbedienti con medici Ucraini. Non è politica di accoglienza ma di sfruttamento a danno
dei nostri diritti.
Che politica è questa? Una politica che permette che vengano offerti lavori sottopagati , privi
di garanzie in ambito di sicurezza promossi addirittura dallo Stato da caporalati o mafie
sfruttando l’ignoranza e le difficoltà di un immigrato. Dico Stato poiché è noto che con il
sistema di appalto e subappalto delle commesse, si fa fare lo stesso lavoro (ad esempio in
Regione o Provincia) , nello stesso luogo e con le stesse mansioni a lavoratori di ditte
appaltatrici che sfruttano strutturalmente le risorse umane.
Occorre un sindacato, visto come organizzazione di lavoratori con fine di proteggersi,
capace di imporre alla politica un lavoro normato e pagato dignitosamente; e se per farlo si
deve chiedere di controllare l’immigrazione ( intesa come fonte di lavoratori a basso costo,
oppure si deve arrivare a scontrarci con Bruxell o anche creare dazi e tasse, bloccare le
importazioni di prodotti creati nelle fabbriche del sangue, lo faremo! Ben vengano a mali
estremi, estremi rimedi.
La ripresa della crescita della nostra economia passa dalla crescita del mondo del lavoro e
del potere di acquisto dei cittadini , per questo è indispensabile la protezione del prodotto
industriale italiano dei suoi asset strategici. La Politica si deve opporre all’acquisizione da
parte di fondi d’investimento speculativi dei nostri luoghi di lavoro , vanno imposte restrizioni
e garanzie occupazionali e industriali a chi vuole scalare il nostro patrimonio industriale. Il
libero mercato lo facciano a casa loro! Sono indispensabili politiche di incentivazione verso
chi assume e produce in Italia offrendo lavoro stabile e pagato dignitosamente (magari
parliamo di salario minimo europeo), mantenendo sul territorio produzione e capitale .
Serve una politica nazionale con più sovranità più euro-critica e euro-indipendente…un Italia
Nostra capace di ridare dignità e indipendenza al suo popolo!

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