Attualità Interviste

Galvanizziamo il corpo sociale, diamogli non solo mezzi monetari, ma anche appetiti, euforia, slancio, voglia di fare.

3 Aprile 2020

Continuiamo il nostro dibattito sull’attuale situazione economica e politica italiana e valutiamo le proposte e l’analisi di Marco della Luna. Marco Della Luna è laureato in diritto e in psicologia, avvocato e saggista, studioso di strumenti di manipolazione sociale, noto conferenziere, partecipa spesso a trasmissioni televisive e radiofoniche, e a importanti eventi a livello nazionale. È prolifico autore di aggiornatissimi testi che hanno non solo spiegato, ma battuto sul tempo le strategie oligarchiche e governative per il controllo sociale e lo sfruttamento della società.

di Marina Simeone

In molti Suoi articoli Si è dimostrato critico rispetto le scelte governative di contenimento del virus Covid-19, perché?

Non critico, ma criticamente contrario, per i seguenti ordini di ragioni:

a)sono anticostituzionali e, sfruttando l’epidemia, vanno verso l’instaurazione di uno Stato di sorveglianza e polizia permanente, con privazione di libertà fondamentali e lesioni radicali della privacy per giunta attraverso mezzi subdoli e la censura-persecuzione del pensiero non allineato;

b)sono di incerta utilità e mettono in ginocchio l’Italia per consentire uno shopping terminale da parte della Germania e delle mafie, nonché di altri operatori dotati di abbondanti capitali;

c)sono di incerta utilità e sono state, se utili, adottate con colpevole, e forse doloso, ritardo: sapendo già da metà Gennaio che cosa sta arrivando, perché non ha provveduto subito a fare incetta di mascherine e ventilatori polmonari e a fermare tutti gli arrivi dalla Cina, non solo quelli aerei diretti? Perché non ha imposto il lockdown il 31 Gennaio, quando ha decretato lo stato di emergenza, ma ha aspettato più di 40 giorni? Aveva forse bisogno di creare l’emergenza e il terrore, onde poter sospendere la Costituzione e creare condizioni economiche di svendita del Paese? Non lo possiamo certo affermare, ma allora perché adesso il governo mette le mani avanti progettando uno scudo penale-civile-erariale? L’insieme di inspiegabili errori del governo Conte è vieppiù sospetta, poiché simili calamitose bizzarrie si riscontrano anche nella condotta dei governi tedesco, francese, spagnolo, britannico, statunitense: come se seguissero tutti una medesima regia filopandemica.

Quale alternativa possibile Lei intravede per salvare l’economia nazionale?

Le prospettive attuali, con gli strumenti finanziari messi in campo o progettati finora, sono di uscire dalla corona-crisi nel giro di 4-5 anni, in base alle serie storiche e al crollo del 40% della borsa; ma di uscire con un’economia e una società che sopravvivono azzoppate come zombi cronici, sorvegliate da stormi di droni volteggianti a mo’ di avvoltoi, sotto un apparato orwelliano di polizia biolettronica e di controllo dell’informazione, legalmente stabilizzato da un immanente e invisibile pericolo, reso cronico anch’esso.

Per evitare un tale esito, occorre infondere vitalità, galvanizzare il corpo sociale, dandogli non solo mezzi monetari, ma anche appetiti, euforia, slancio, voglia di fare, anche di far figli – le prospettive progettuali che il capitalismo finanziario assoluto e terminale, market friendly, gli stava finendo di spegnere allorché è esplosa la pandemia.

A questo fine, un’adeguata offerta monetaria non è sufficiente, bisogna che sia anche usata; e non è sufficiente nemmeno che sia usata, bisogna che circoli rapidamente, che ci sia voglia di comperare e investire, cioè una diffusa idea stimolante e buona del domani e del dopodomani.

La cura per ottenere ciò è culturale, comunicativa: parte dal togliere la cappa mortifera calata sulla gente dalla falsa dottrina mainstream della scarsità monetaria, ossia che la moneta possa essere disponibile solo con una pari contrazione di debito a interesse, o con un pari risparmio o prelievo fiscale o avanzo di bilancio.

L’unico vincolo monetario è qualitativo: la qualità-utilità di come lo si usa. L’unico limite è la capacità sistemica di usarlo bene. Ossia, è materia politica e scientifica, non contabile. I contabili devono seguire e rendicontare, guai se guidano e progettano.

Quindi, innanzitutto, lo Stato stampi ed emetta statonote (chiamiamole Lire, oppure Sne -StatoNotE, singolare Sna) senza debito, legalmente valide per il pagamento di ogni debito pubblico e privato, a circolazione legale nella sola Italia (non sono vietate dai trattati europei); e le usi per sostenere la popolazione. Emetta questa moneta anche in forma elettronica per sostenere le imprese e per finanziarsi.

Lanci un programma decennale di pubblici investimenti in infrastrutture materiali e immateriali (ricerca ed istruzione in primis) nonché di messa in sicurezza idrogeologica e monumentale, nonché di armamenti (il mondo sta entrando in agitazione); tale programma metterà in moto gli investitori privati.

Usi le banche pubbliche per finanziarsi in Euro presso la BCE ai tassi intorno alle zero.

Emetta Ost (Obbligazioni straordinarie del Tesoro) al portatore, ad alto rendimento, riservate alle persone fisiche e alle società di persone, da pagarsi in Euro, ma da rimborsarsi con interessi in statonote -così raccoglierà euro per le esigenze a breve.

Emetta (non minibond, che andrebbero subito e direttamente ad aumentare il debito pubblico, ma) Scott (Simboli di compensazione tributaria trasferibili) con cui pagare i debiti delle pubbliche amministrazioni immediatamente; i percettori degli Scott potranno

usarli per pagare o debiti verso quei terzi che li accetteranno, oppure i tributi alla pubblica amministrazione; e questa, ricevendoli così in restituzione, potrà riusarli per altri pagamenti; il tutto andrà ad aumentare la disponibilità monetaria e la circolazione monetaria.

Istituisca un ente che garantisca il pagamento dei debiti ipotecari e consenta la loro maturity transformation, onde impedire l’imminente marea di svendite immobiliari (già le agenzie immobiliari si attrezzano per trattare con compratori esteri).

Le ultime dichiarazioni di Draghi hanno travalicato la durezza e la chiarezza populista e avanzano diritte verso Keynes, come dobbiamo leggere questo cambio di rotta?

Lei Si sbaglia, Draghi propone un keynesismo falso e ingannevole.

Draghi, come pure Merkel, Regling, Von der Leyen, Lagarde etc. queste cose le sa da sempre, quindi se ora le tira fuori non è perché si sia convertito o abbia finalmente capito, bensì perché gli conviene per i loro interessi e disegni. Nessun cambiamento di rotta. L’obiettivo rimane quello di prima: svuotare di risorse, con ogni mezzo, i paesi periferici per concentrarle in Germania e, secondariamente, Francia. Il famoso Piano Funk del 1938, adattato ai successivi sviluppi storici, sul quale è stata concepita la c.d. integrazione europea.

Draghi, nella sua intervista al Financial Times del 25 Marzo, (https://www.ft.com/content/c6d2de3a-6ec5-11ea-89df-41bea055720b), a cui Lei si riferisce, rilancia non il keynesismo, ma un post-keynesismo zoppo, adulterato, in chiave solo finanziaria, perché, specie alla luce degli effetti del suo bazooka -effettyi minimi per l’economia reale- sa che non funziona se non nel senso di favorire gli speculatori finanziari, la sua gente (ricordate quand’era al FSB?), mentre opera la trappola di Keynes: l’acqua è tanta, ma il cavallo non beve. “Hai voglia di inondare le banche di soldi, se i salari sono troppo bassi, se la disoccupazione è alta, se le disuguaglianze aumentano, se gli investimenti pubblici languono. È ormai empiricamente provato: politiche monetarie espansive non accompagnate da politiche fiscali dello stesso segno non risolvono i problemi economici innescati da una crisi o dal prolungarsi di un quadro di sostanziale stagnazione”: lo scriveva Pandolfi sul Manifesto del 13.09.19, a commento delle gesta del Draghi col suo bazooka.

Draghi ha detto che lo Stato deve spendere a deficit per il settore privato, per farsi carico dei suoi debiti verso le banche e magari per sostenere i redditi e la domanda interna, non però per una grande campagna di investimenti strutturali e propulsivi, la quale è essenziale per il motore keynesiano, per rimettere in moto gli investimenti privati che producono assunzioni e salari reali, non i sussidi che vorrebbe Draghi. Ha parlato quindi in modo sostanzialmente reticente. Ha enunciato un keynesismo zoppo, che non porta se non a un nuovo fallimento sul piano dell’economia reale e a un nuovo successo per i prestasoldi: aumentare il debito pubblico e gli interessi che esso paga, socializzare le perdite delle banche.

Draghi non è stato culturalmente sincero, anzi è stato fuorviante.

E non lo è stato anche per un’ulteriore ragione, ossia perché, ovviamente, mantiene la posizione culturale di servizio al monopolio privato di creazione e distribuzione della moneta, ossia tibadisce questa possa essere creata e messa a disposizione solo contro contrazione di un debito (pubblico o privato) gravato di interessi – tesi oggettivamente fallace, e che egli perfettamente sa essere tale.

Il suo keynesismo tardivo e zoppo è quindi non una mano tesa ai popoli, bensì al contrario una condanna della società all’indebitamento crescente e senza fine, quindi a crescenti tassi e crescenti tagli della spesa pubblica per pagarli (riforme), nonché a subire lo strozzinaggio del cartello bancario. Come commentava Iceberg Finanza il 26.03.20: “il debito privato è in gran parte debito delle banche creato dal nulla e Mario Draghi lo sa benissimo; in sostanza chiede agli Stati di salvare le banche e di trasferire i loro debiti sui contribuenti! … … Alle banche ci pensi la banca centrale stampando moneta dal nulla e cancellando il tutto.”

Tenetelo presente, quando lo metteranno al Quirinale o a Palazzo Chigi, e ricordategli che cosa fece al Britannia Party nel 1992 e poi la lettera che inviò per far autorizzare l’acquisizione di Antonveneta da parte di MPS il 17.03. 2008.

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