Attualità Italia

Hotel Balkan: Mattarella “mette sotto i piedi la nazionalità italiana”.

7 Luglio 2020

Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Stefania Grella, collaboratrice di Revolvere a conoscenza dei risvolti poco chiari di una vicenda di cui l’Italia non può andar fiera.

di Sefania Grella

Il 13 luglio c.m il ns Presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontrerà il Presidente della Repubblica Slovena Borut Pahor per donare alla comunità slovena un intero immobile sito in via Fiulzi 14 che ospitava cent’anni addietro l’hotel Balkan del valore di 13 milioni di euro oggetto del famoso incendio appiccato dai terroristi sloveni appartenenti di un’associazione denominata Narodni dom, che occupava solo alcune stanze del secondo piano dello stabile.

13 luglio 1920 in Piazza dell’ Unità veniva pugnalato a morte da un Serbo il diciassettenne Giovanni Nini che manifestava a favore degli italiani di Dalmazia e protestava per l’uccisione a Spalato del Comandante Tommaso Gulli ( Medaglia d’oro al valore) e del motorista Aldo Rossi ( Medaglia d ‘Argento ) della regia nave Puglia.

A seguito dell’uccisione del giovane i manifestanti si spostano sotto l’hotel Balkan, che ospitava diverse comunità slave di cui quella slovena, i terroristi al secondo piano dell’edificio decidono di aprire il fuoco contro i dimostranti inermi e contro i soldati e le forze dell’ordine italiane, posti a protezione del Balkan gettando bombe uccidendo così il tenente Luigi Casciana e ferendo il Commissario di PS Ernesto Valentino ed una ventina di cittadini inermi.

Prima di fuggire dai tetti dello stabile danno alle fiamme documenti riservati e liste di affiliati e provocando l’incendio dell’intero fabbricato, come si vede dalle foto d’epoca che lo documentano. Certamente se il fuoco fosse stato appiccato dai dimostranti l’incendio sarebbe partito dal pianoterra e no dai piani superiori.

Le cronache dell’epoca, tra cui quella ufficiale della Reale Guardia di Finanza hanno attestato che la cosiddetta «strage» ebbe una sola vittima slovena, ma non certo per mano italiana: si trattava del dottor Hugo Roblek, un farmacista di Bled lanciatosi dalla finestra senza attendere l’aiuto dei Vigili del Fuoco.

All’interno dell ‘albergo era presente il Centro di cultura slavo che ospitava armi ed esplosivi di varia natura, i quali scopi eversivi sono facili da immaginare.  Del resto, già dal 1910 l’organo triestino d’informazione slovena «Edinost» non aveva fatto mistero del programma di «non desistere» fino al raggiungimento dell’obiettivo dichiarato: quello di «mettere definitivamente sotto i piedi la nazionalità italiana».

Ciò spiega le ragioni per cui il palazzo andò repentinamente a fuoco dopo l’intervento delle forze dell’ordine che risposero doverosamente ai predetti atti di guerriglia provenienti dall’ interno; in qualche misura, anche a titolo di prevenzione e controllo nei confronti di ogni possibile violenza dei dimostranti, motivata dalla tensione indotta dai fatti di Spalato e della piazza triestina.

Altre fonti affermano che la forza pubblica  che presiedeva  l’edificio  avrebbe permesso all’ultimo momento l’uscita  di coloro che, in caso contrario, sarebbero stati «arsi dalle fiamme e soffocati dal fumo» ma la tesi è obiettivamente infondata perché gli ospiti del Balkan avevano premurosamente abbandonato   la struttura utilizzando uscite retrostanti, ancor prima che l’incendio fosse scoppiato.

Negli anni la Repubblica italiana ha provveduto a risarcire il danno provocato dai terroristi sloveni, donando alla comunità slovena l’immobile sito a Trieste in via Petronio 4, che ospita tuttora il Teatro Stabile Sloveno scarsamente frequentato e il cui deficit è finanziato ogni anno da enti pubblici italiani, senza che mai la Repubblica di Slovenia, né quando era nella Federativa Socialista Jugoslava, né da quando si è costituita in stato indipendente, abbia mai effettuato alcun risarcimento agli Esuli italiani espulsi dal suo territorio, né per i beni culturali, né per le proprietà private rappresentate da case di abitazione e terreni espropriati.

Questa ingiustificata donazione provoca danni notevoli all’Università degli Studi di Trieste  che da tempo ospita  la prestigiosa Scuola Interpreti e Traduttori ed al Comune di Trieste, che dovrebbe mettere a disposizione gratuita un grande stabile denominato “Gregoretti II” nel complesso del Parco dell’ ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni.

Nella stessa giornata il Presidente della Repubblica slovena si è detto disponibile a presenziare alla Foiba di Basovizza solo se il Presidente della Repubblica italiana presenzierà alla stele che ricorda la fucilazione di quattro terroristi jugoslavi giustiziati il 6 settembre 1930 per aver ucciso il giornalista Guido Neri del “Il Popolo di Trieste”, il principale quotidiano italiano della Venezia Giulia e tre redattori

Una bomba identica, per costruzione e per particolari, a quella esplosa nel gennaio dello stesso anno al Faro della Vittoria, simbolo degli eroi caduti sul mare durante la Grande Guerra. Cominciano a circolare alcuni volantini deliranti, in cui si rivendicano molti attentati tra cui quello al faro della Vittoria considerato dai terroristi il faro “della falsa vittoria”.

I volantini citavano la seguente frase :

salvata la nostra nazione della sua sporca presenza. []

maledetta lItalia, il Fascismo, i Savoia, lo sposo stupido e la Principessa brutta.

Partono le indagini, i primi terroristi confessano, i testimoni parlano.

In quegli anni un centinaio di attentati colpiscono la Venezia Giulia  con l’incendi di scuole, asili ed edifici vari in vari villaggi .

Le indagini rivelano che a dietro a questi attentati ci sono diverse cellule terroristiche jugoslave di cui il Tigr, organizzazione terroristica irredentista del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, poi Regno di Jugoslavia, con l’artificio di chiamare “antifascisti” i terroristi che, in realtà, erano un’organizzazione solo antitaliana di tipo fascista, che rispondeva ai servizi segreti jugoslavi e poi britannici.

Molti vennero processati. Tanti vennero assolti. Tutti i responsabili di questi attentati vennero comunque condannati. Nel 1930 si svolse, infatti, il processo e Francesco Marusic, Milos Zvonimiro, Bidovec Ferdinando e Luigi Valencic vennero condannati a morte.

Al regolare processo al quale hanno assistito numerosi giornalisti esteri ed il Console britannico a Trieste, il quale dichiarò che il processo era stato equo e che se i fatti fossero avvenuti nella democratica Inghilterra, la sentenza non sarebbe stata diversa.

Ora la doppia cerimonia, una alla Foiba di Basovizza, e una al monumento ai fucilati, rappresenta una sorta di equiparazione tra chi, da innocente, morì infoibato e chi, da terrorista, morì fucilato?

Il 10 luglio alle ore 18:30  i rappresentanti delle varie comunità dell’ Istria, Dalmazia e Fiume manifesteranno contro questa ennesima ingiustizia avvallata dalla nostra Repubblica che ha dimenticato l’infoibamento e la scomparsa di oltre 10mila italiani  e l’esodo 350.000 italiani  due volte come li considerò  Indro Montanelli : Il più grande Olocausto della storia  dell’ Europa insabbiato

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  1. La Storia si vendica e un po’ alla volta viene a galla la verità Purtroppo pochi sanno e pochi riescono ad accedere alle fonti ufficiali. Anche voi siete poco conosciuti e occorre farvi più l pubblicità! Diffonderò il vostro sito ai miei contatti. Auguri di buon lavoro….

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