Oggi 10 luglio alle ore 18:30 i rappresentanti delle varie comunità dell’ Istria Dalmazia e Fiume manifesteranno contro questa ennesima ingiustizia sotto l’hotel Balkan
di Stefania Grella
Le condizioni del nostro Paese nel 1947, uscito sconfitto dalla seconda guerra mondiale, era privo di ogni credibilità internazionale , con i Trattati di Parigi ,perdeva Fiume, la Dalmazia e l’Istria, oltre che le zone italiane con cui nasceva il Territorio Libero di Trieste, diversa invece era la situazione nel ’54 e soprattutto nel 1975 quando Mariano Rumor firmò il Trattato di Osimo.
In realtà i confini erano già stati definiti nel 1954 con il Memorandum di Londra, un protocollo d’intesta firmato tra l’Italia e la Jugoslavia con la garanzia del Regno Unito e degli Stati Uniti, in cui si divideva il Territorio Libero di Trieste in due zone: zona A sotto l’amministrazione italiana e zona B sotto quella jugoslava. Con questo sciagurato accordo perdemmo di fatto una parte d’Italia abitata in prevalenza da cittadini italiani con le città e i paesi di Capodistria,Isola,Pirano, Umago, Cittanova, Buie con il drammatico esodo che negli anni portò quasi 350.000 italiani ad abbandonare le proprie case senza contare tanti altri italiani messi in condizione di non poter abbandonare per non aver ricevuto i documenti necessari per lasciare quelle terre.
Purtroppo, sono state parecchie le occasioni in cui l’Italia ha espresso, nei confronti delle Repubbliche ex Jugoslave, una posizione subordinata facendo “gli interessi degli altri “ ben oltre le forme e le consuetudini diplomatiche.
Nel luglio del 2010, il ns Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione del «concerto dell’amicizia» diretto dal Maestro Riccardo Muti tenutosi a Trieste in Piazza dell’Unità,in presenza del Presidente Danilo Turk della Repubblica della Slovenia e del Presidente Ivo Josipovic della Repubblica della Croazia , volle omaggiare la lapide posta sulla facciata dell’ex Hotel Balkan deponendovi una corona accompagnandola con una carezza. In quella circostanza, al pari di altre, la verità storica venne nuovamente disattesa, se non anche oltraggiata.
Altresì a seguito delle pressioni e delle pretese slave non si volle cogliere l’occasione per un doveroso passaggio comune alla Foiba di Basovizza, e quindi l’ossequio al Balkan da parte di Napolitano fu un atto oggettivamente immotivato .
La strage dell’hotel Balkan del 13 luglio 1920 ,era avvenuta per mano di un’associazione terrorista denominata Tigr che occupava solo alcune stanze del secondo piano dello stabile che aprì il fuoco contro i dimostranti inermi e contro i soldati e le forze dell’ordine italiani e non certamente si può parlare di «strage fascista» anche perché il primo Governo Mussolini sarebbe stato costituito a distanza di oltre due anni dall’incendio dell’albergo.
Tale atteggiamento si è ripetuto, fra l’altro, durante la crisi politico-istituzionale che ha interessato l’Italia nel maggio 2018 in occasione delle visite rese a Roma la prima, dal Presidente della Repubblica della Croazia, Kolinda Grabar-Kitarović (29 maggio) e la seconda, dal Presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor (31 maggio) volute dal Presidente Mattarella non valendosi della possibilità di posticipare le loro visite. C’è di più. Lo stesso Presidente della Repubblica Italiana ha sottolineato che “nonostante gli oneri per quanto riguarda la costituzione del nuovo Governo” gli premeva accogliere gli ospiti, spiegando di non aver voluto avvalersi di tale facoltà.
Nella storia dei rapporti diplomatici tra l’Italia e i paesi dell’ex Jugoslavia va ricordato il bacio di Pertini alla bandiera con la stella rossa e le sue genuflessioni sulla tomba di Tito; la partecipazione dello stesso Napolitano alle celebrazioni veterocomuniste di Pola; l’elargizione di 500 miliardi di vecchie lire che il Governo Goria concesse alla Jugoslavia, ormai sull’orlo della bancarotta.
Ma l’ evento più sconcertante della vicenda che vede protagonisti i due Paesi e che il Presidente della Repubblica slovena si è detto disponibile a presenziare alla Foiba di Basovizza solo se il Presidente della Repubblica italiana presenzierà alla stele che ricorda la fucilazione di quattro terroristi jugoslavi giustiziati il 6 settembre 1930 per aver ucciso il giornalista Guido Neri e tre redattori del giornale Il Popolo di Trieste e tentato di far saltare il Faro della Vittoria di Trieste, simbolo del sacrificio dei soldati italiani nella Guerra 1915-’18, oltre ad un altro centinaio di attentati effettuati negli anni ’30, con l’incendio di scuole, asili ed edifici vari in vari villaggi della Venezia Giulia. Ancora l’ennesimo tradimento da parte del nostro stato nei confronti di quanti sono morti ammazzati nelle foibe e considerati alla stregua dei terroristi del Tigr
Nel comunicato stampa della presidenza della repubblica slovena si legge:
“Pred osrednjim dogodkom vrnitve Narodnega doma Slovencem sta se predsednika Pahor in Mattarella odločila položiti venca k spomeniku bazoviškim junakom, žrtvam fašizma, in k spominskim obeležjem na Bazoviški fojbi” (Prima dell’evento principale della restituzione del Narodni dom agli sloveni, i presidenti Pahor e Mattarella hanno deciso di deporre una corona di fiori al monumento agli eroi di Basovizza, vittime del fascismo, e al monumento della Foiba di Basovizza).
L’ URP della Prefettura di Trieste il 7 maggio rispondeva ai giornalisti per l ‘accredito alla manifestazione con testuali parole :
Visita del Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, e del Presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor
Lunedì 13 luglio 2020 è in programma la visita del Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, e del Presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, a Trieste con la deposizione di una corona presso la Foiba di Basovizza e presso il monumento ai Caduti sloveni di Basovizza.
Nel rispetto delle misure di prevenzione disposte per contrastare il Coronavirus non sarà possibile fare accrediti e allestire postazioni dedicate ai giornalisti, fotografi e operatori (cameramen e tecnici).
Strano che tali disposizioni siano solo valide per gli operatori della stampa italiana e non per quelli sloveni a cui la Repubblica Slovena ha allestito l’ufficio stampa .
E ancora un’altra violazione quella dell’art 21 della Costituzione che recita: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
In questa storia controversa colorita di intrighi e interessi internazionali cosa si nasconde?