Cultura

I manoscritti di Céline: da un mistero all’altro

20 Ottobre 2021

L’editore Andrea Lombardi saggista e profondo conoscitore di Céline ci parla del ritrovamento di manoscritti inediti trafugati nel 1944.

La notizia del ritrovamento dei manoscritti inediti di Céline è esplosa come una bomba lo scorso agosto, facendo rapidamente il giro del mondo letterario francese, europeo e globale. Scomparsi nel 1944 con il saccheggio del suo appartamento in Rue Girardon a Montmartre da parte della Resistenza francese, i manoscritti sono riapparsi in circostanze inaspettate, consegnati all’avvocato specialista in editoria Emmanuel Pierrat dal critico teatrale, in passato collaboratore di «Liberátion», Jean-Pierre Thibaudat, dopo la morte della vedova di Céline, Lucette Almansor in Destouches, nel 2019, e da questi affidati – dopo una diffida legale – agli aventi diritto, l’avvocato e biografo céliniano François Gibault e la signora Véronique Chovin, ex allieva di danza e vecchia amica di Lucette. I documenti comprendono almeno tre romanzi inediti, tra i quali le restanti parti di Casse-Pipe, del quale erano state pubblicate le sole poche pagine iniziali, e che ora potrà – una volta pubblicato dalla casa editrice Gallimard, come è nell’intenzione degli aventi diritto – completare quella che doveva essere nelle intenzioni di Céline una vera e propria trilogia.

Lo scopritore, Jean-Pierre Thibaudat, dice di aver passato anni a trascrivere le migliaia di pagine ritrovate, consegnategli a suo dire un quindicennio prima da un anonimo lettore di «Liberátion», il quale a sua volta li ricevette dal resistente francese che li trafugò dalla casa parigina di Céline e Lucette, con la condizione di pubblicarli solo dopo la morte di Lucette perché, avrebbe affermato il lettore, «essendo di sinistra, non voglio arricchire la moglie di uno scrittore fascista». Nelle pagine ritrovate di Casse-Pipe il corazziere Ferdinand, alter ego romanzato del Céline-Maresciallo Destouches reale, dopo le disavventure da giovane recluta contenute nel centinaio di pagine finora noto e già pubblicato dal 1949, si confronta con gli orrori della Prima guerra mondiale e degli ospedali militari, per poi finire incastrato tra Cascade, un magnaccia, e Angèle, la sua prostituta.

Ci sono quindi più di mille fogli di un manoscritto inedito intitolato Londres, romanzo in tre parti che parte dalla fine di Casse-Pipe, con Ferdinand che tra mille peripezie ritrova Angèle a Londra, e il racconto in stile epico La légende du Roi Krogold. Vi sono poi diversi abbozzi di altri scritti, tra i quali un romanzo giovanile intitolato La Vieille Dégoûtante (La vecchia disgustosa), interessante testimonianza di una precoce prova letteraria del giovane Destouches, una versione manoscritta incompleta di Morte a credito, un testo dattiloscritto di Progresso e un dattiloscritto di una stesura di Guignol’s Band, oltre a numerose lettere agli amici, il suo libretto militare, foto inedite e disegni dell’artista Gen Paul, amico-nemico degli anni di Montmartre.

Questi i dati finora noti. Ma, a un mese da quella che forse è la scoperta letteraria del secolo, che ha fatto impallidire le appena settantacinque pagine di Proust ritrovate qualche tempo prima (autore quest’ultimo malvisto da Céline, peraltro: «Proust spiega troppo per i miei gusti… Trecento pagine per farci capire che Tizio incula Caio è troppo…»), emergono nuovi aspetti del “giallo” del ritrovamento. Nel dettaglio, diversi céliniani, tra i quali Marc Laudelout del «Bulletin Célinien» e l’esperto saggista Éric Mazet, hanno espresso diversi dubbi sulle presunte circostanze del ritrovamento comunicate da Thibaudat e dal suo avvocato Pierrat, presenzialista da quel momento in innumerevoli trasmissioni tv e radio, nonché sui giornali francesi, stigmatizzando inoltre che, se Thibaudat avesse realmente tenuto questi documenti per sé quindici anni, non avrebbe causato un danno solo finanziario all’anziana vedova di Céline, ma anche alla Letteratura in quanto tale, poiché così facendo avrebbe impedito per anni ai lettori di leggere le pagine inedite di uno dei maggiori scrittori del Novecento, e agli esperti céliniani sottratto tempo prezioso per analizzare quei testi. Nello specifico, Laudelout cita Henri Godard, universalmente riconosciuto quale maggiore esperto di Céline al mondo, tanto da esserne il curatore nella prestigiosa Pleiàde, il quale oggi ha la non più verde età di ottantaquattro anni, mentre quindici anni fa era su una più produttiva intellettualmente settantina… Altri céliniani chiosano come anche le trascrizioni – a dire del suo avvocato, “certosine” – di Thibaudat vadano valutate come di mediocre valore scientifico, poiché per sua stessa ammissione l’ex giornalista di «Libération» non è un esperto di Céline, avendone letto «solo le opere maggiori e gli adattamenti teatrali».

Inoltre, in un’intervista a «L’Observateur» del 12 agosto, l’avente diritto avvocato François Gibault aggiunge di non aver ritirato la denuncia per ricettazione nei confronti di Thibaudat, dubitando inoltre che quest’ultimo avesse i documenti «da quindici anni», ma solo dal 2017, ossia dalla morte della signora Marie-Luce Rosembly, figlia del resistente corso Oscar Rosembly, il quale avrebbe sottratto i documenti dall’appartamento di Céline nel 1944, e che abbia indicato quegli anni per fare artatamente ricadere la presunta consegna nel periodo dove era ancora giornalista, potendo pertanto invocare la “riservatezza delle fonti” e mascherando le reali modalità della sua acquisizione del tesoro céliniano.

Queste considerazioni farebbero quindi valutare in maniera ben diversa la dichiarazione di Thibaudat di «non volere un soldo per questi documenti», visto che difficilmente si potrebbe ottenere legalmente un corrispettivo da beni rubati dei quali si ha ben presente il proprietario e i suoi eredi – nel 1992 Thibaudat aveva infatti avuto il rarissimo privilegio di intervistare Lucette a Meudon –, beni dei quali oltretutto si è entrati in possesso in circostanze poco chiare. Si possono, semmai, ottenere denaro e fama accordandosi con un dato editore perché questo utilizzi le proprie trascrizioni – rimaste in possesso di Thibaudat – e magari la curatela, come inizialmente proposto dallo “scopritore” agli aventi diritto. Proposta dapprima presa in considerazione, ma che ora Gibault, alla luce di queste riflessioni, intende riconsiderare. Venendo all’esame dell’elenco dei manoscritti e documenti ora in suo possesso, lo stesso Gibault puntualizza a riguardo della spinosa questione dell’antisemitismo di Céline come vi siano solo un paio di documenti relativi, consistenti in alcuni ritagli di giornale, ridimensionando anche la notizia di un carteggio inedito tra Céline e Robert Brasillach, dettaglio che aveva stupito i più, vista la ben poca stima che Céline aveva dell’autore de I sette colori e direttore di «Je suis partout»: vi è in realtà una sola lettera di Brasillach, dove scrive di essere in disaccordo con Céline, ribandendogli però la sua ammirazione, e due di Céline a Brasillach con le usuali lagnanze, delle quali una già pubblicata in passato. A conclusione di queste considerazioni, Gibault fa una dichiarazione che illuminerà i céliniani e gli amanti della letteratura tout court: nelle sue parole si prevendono tempi brevi. Addirittura, «si può fare in sei mesi» per quanto riguarda l’uscita del primo dei manoscritti inediti, ossia de La légende du Roi Krogold, il cui manoscritto dovrebbe quindi presentare una stesura ben leggibile e completa. Ciò anche perché Céline scrisse questo libro negli anni Trenta in uno stile aulico, che creò qualche perplessità a Denoël, suo editore ai tempi del successo di Viaggio al termine della notte, tanto da suggerire di accantonarne momentaneamente la pubblicazione. Eppure, ancora nel 1947 Céline rivendicava questo stile poetico-tradizionale, tanto dissimile dal suo aspro argot: «Io sono un celta, innanzi tutto un bardo visionario… Così come piscio posso raccontare leggende, con una facilità disgustosa, sceneggiature, balletti quanti ne voglio, chiacchierando, per questo ho davvero il dono… l’ho piegato al realismo in odio alla malvagità degli uomini… per spirito polemico… ma in verità la mia musica è la leggenda, e non vado a prenderla nelle biblioteche o nel folklore cinese, come tutti i neobardi, ma proprio nel mio podere, solo ed esclusivamente in me… Non mi trovo bene che in presenza del niente di niente, del vuoto… Ho venti romanzi per la testa, che non finirò mai… della mia più autentica musica…».

Dal canto suo, Gallimard ha dichiarato di essere entusiasta dell’idea di pubblicare i manoscritti e quanti più documenti possibili, sottolineando la propria posizione di “casa editrice esclusiva” per la pubblicazione degli inediti di Céline, anche in forza di un contratto con Lucette Destouches stipulato dopo la morte del marito scrittore, e confermando a tal fine un incontro con l’avvocato Gibault questo settembre. Quindi, se per Casse-Pipe e Londres si dovrà aspettare un periodo di tempo piuttosto lungo, date le dimensioni e la difficoltà d’interpretazione e trascrizione dei manoscritti, sembra assicurato che almeno la novità del Roi Krogold possa arrivare sugli scaffali delle librerie presto, felicità insperata degli amanti delle belle lettere di tutto il mondo NOTA 1.

Note

1 Nel loro incontro a settembre, François Gibault e Véronique Chovin avrebbero delineato con Antoine Gallimard le fasi di pubblicazione dei vari manoscritti inediti, sottolineando di essere tutti spinti dalla “stessa preoccupazione di rendere pubblici questi testi nella loro interezza”, e ricordando che Gallimard aveva firmato un accordo con Lucette Almansor che gli dava il diritto di opzione per qualsiasi futuro materiale inedito. Per l’edizione, non ci sarà un vero e proprio lavoro di squadra ma, dato il tempo da recuperare, l’assegnazione lotto per lotto a dei céliniani di vaglia. Il professor Henri Godard concentrerà il suo lavoro su Casse-pipe, di cui ha già curato l’edizione (parziale) per la Pléiade. Inizialmente verranno pubblicate due opere: il manoscritto intitolato “Guerre”, scritto probabilmente dopo il Voyage au bout de la nuit, e la versione notevolmente ampliata di Casse-pipe, vale a dire più di 400 pagine inedite che integreranno quelle già pubblicate. Questi due manoscritti dovrebbero comparire nella collezione “Blanche” il prossimo autunno. Successivamente, verrà pubblicata una nuova edizione del terzo volume della Pléiade (che comprende Casse-pipe e Guignol’s Band). Il direttore di questa collezione, Hugues Pradier, era presente all’incontro. Per quanto riguarda gli altri manoscritti, Antoine Gallimard assicura che tutto il lavoro editoriale sarà svolto in modo tale da essere completato prima del 2031, momento in cui l’opera di Céline diventerà di pubblico dominio (Marc Laudelout, “Le Bulletin Célinien”, ottobre 2021).

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