Lettera aperta a Angela Merkel
Attualità

Lettera aperta a Angela Merkel

17 Maggio 2020

Pubblichiamo una lettera aperta di Lino Lavorgna alla Merkel in merito alle sue dichiarazioni che penalizzeranno il turismo italiano.

di Lino Lavorgna

Carissima Angela Merkel,

ti scrivo con animo sereno, affettuosamente e senza alcun risentimento. Non potrebbe essere altrimenti: anche se piccolo, il mio movimento “Europa Nazione” auspica l’unione dei popoli europei sotto un’unica bandiera e quindi, per me, tutti gli europei “sono connazionali”. So bene che il concetto, per te come per tanti altri, è di difficile comprensione (io sono nato postumo, proprio come quel tuo grande connazionale nato in un minuscolo villaggio della Sassonia,  e vivo tra centinaia di milioni di persone che ancora sono afflitte dalla “sindrome dell’orticello”) e pertanto ti prego di credermi sulla parola: non puoi nemmeno immaginare quanto sia meraviglioso allargare i confini e sentirsi a casa propria da Capo Fligely all’Isla de Hierro, da Izvaryne a Fajã Grande. (Non me ne vogliano i puristi dei punti estremi del continente se ho cambiato qualcosa ad Est: se permettete, visto che gli Stati Uniti d’Europa per ora vivono solo nei miei sogni, lasciatemi sognare l’Europa Unita con i confini che piacciono a me). Non puoi immaginare, inoltre, quanto ciò sarebbe importante per eliminare alla fonte la stragrande maggioranza dei problemi che ci affliggono in campo politico, economico, sociale. Nelle mie vene, tra l’altro, scorre sangue longobardo e quindi il retaggio ancestrale porta a una sorta di naturale propensione affettiva nei confronti del tuo popolo, che accolse i miei avi quando lasciarono le fredde coste della Scania in cerca di terre più ospitali. Oddio, prima dovettero suonarvele di brutto in Scoringa e zone limitrofe perché non è che li accoglieste a braccia aperte, ma questi sono dettagli di poco conto. Dopo le scaramucce iniziali vi fu grande armonia e commistione.

Veniamo al punto. La decisione di riaprire le frontiere a partire da metà giugno vede esclusa l’Italia, considerata a rischio. In poche parole si è ritenuto che i tedeschi solitamente frequentatori della costa adriatica, della costiera amalfitana, delle nostre splendide isole e di qualsiasi altro luogo gradito, saranno più sicuri in Francia, Inghilterra e negli altri paesi del continente. L’esclusione vale anche per la Spagna – va detto per dovere di cronaca – e saranno gli spagnoli, eventualmente, a produrre le osservazioni che riterranno più opportune.

Per quanto mi riguarda questa decisione si caratterizza come una colossale scemenza, alla luce dei dati reali, da tutti verificabili. Qui riporto quelli essenziali, sforzandomi di ridurre al minimo l’esposizione di dati statistici, a solo beneficio dei lettori: coloro che il problema seguono per dovere professionale quotidianamente, a qualsiasi titolo, e quindi te compresa, non ne hanno certo bisogno.  Alle ore 8 del 17 maggio, ora in cui scrivo questa lettera, la situazione nei principali stati europei è la seguente: Regno Unito 233.151 casi (33.614 morti); Italia 223.885 casi (31.610 morti); Francia 141.356 casi (27.425 morti); Spagna 229.540 casi (27.321 morti); Germania 173.152 casi (7.824 morti). Già questi dati bastano per evidenziare una palese distonia decisionale: a che titolo, Regno Unito e Francia, per esempio, possono essere considerati più sicuri dell’Italia con riscontri quasi analoghi? Ma scendiamo ancor più nei dettagli. È noto – dovresti saperlo anche tu – che quanto più alto è il numero dei tamponi effettuati tanto più alto sarà il numero dei contagi accertati e di conseguenza lieviterà anche il numero dei decessi attribuibili al coronavirus. In Italia, nel computo, figurano non solo coloro che sono deceduti “a causa esclusiva” del coronavirus ma anche coloro deceduti “con” il coronavirus, che ha inciso su altre gravi patologie. Togliendo questi ultimi, la cifra scenderebbe, e non di poco.  Sai qual è il paese europeo che abbia effettuato il più alto numero di tamponi in Europa, in rapporto alla popolazione? Te lo dico io: è l’Italia! Con semplici “proporzioni”, qui risparmiate per non far venire il mal di testa ai lettori, ma che anche in Germania qualsiasi analista è in grado di compiere, rimodulando i dati dappertutto, in funzione di quanto fatto in Italia, avremmo uno stravolgimento pazzesco delle cifre summenzionate! Sappiamo tutti, inoltre, e sicuramente lo sapete anche in Germania, che per fronteggiare una pandemia occorre contenere e mitigare la diffusione del virus con adeguati provvedimenti. Ebbene, lo sai qual è il paese europeo che abbia meglio operato in tal senso, sia sotto il profilo della tempistica sia per la qualità dei provvedimenti adottati? Risposta facile: è l’Italia. Sempre per amor di sintesi evito di riportare i dati analitici che indicano la successione dei vari provvedimenti adottati, in virtù dei quali dietro l’Italia compare la Francia, mentre voi tedeschi figurate addirittura al terzo posto!

Un altro dato importante è quello relativo alle misure di potenziamento. Sai cosa sono? Te lo dico io: sono quelle misure che prevedono fondi aggiuntivi per la sanità per migliorarne l’efficacia. Ora, a prescindere dai casini che la stampa riporta sistematicamente; dai truffatori che speculano sulla pandemia (in Italia come altrove) e dai problemi atavici che la pandemia ha fatto affiorare in modo più tangibile (in Italia come altrove), sai chi risulta al primo posto, in Europa, per le misure di potenziamento? E dai, non arricciare la fronte! Lo sai benissimo: è l’Italia che ha fatto di più, seguita dalla Francia. Voi siete terzi. Senza offesa, poi – anzi te lo dico in latino per esser ancora più educato “absit iniuria verbis”, è appena il caso di evidenziare che, sia pure a fronte di un sistema sanitario che paga il prezzo della frammentazione regionalistica e della malapolitica, i medici italiani non hanno eguali al mondo, cosa che viene – Deo gratias – universalmente riconosciuta e ha fatto la differenza – e in che modo – in questi difficili mesi. Alzati in piedi, ora, e resta un minuto in silenzio in onore dei medici e infermieri che hanno sacrificato la loro vita per tutelare quella altrui.

Potrei continuare ancora a lungo con la statistica, ma so che essa stanca e pertanto mi fermo qui. Del resto basta e avanza quanto scritto.

La verità, cara Angela, è che alla base del provvedimento vi è solo la squallida e meschina volontà di colpire economicamente l’Italia, privandola dell’afflusso turistico. Un’Italia debole economicamente fa gola sul fronte della speculazione, ma soprattutto vi esalta psicologicamente, contribuendo a lenire quell’atavico senso di inferiorità che in modo subliminale, o addirittura palese, vi frustra non poco. Ma non è certo colpa mia e dei miei connazionali se in Italia si siano create condizioni tali in virtù delle quali, un paio di millenni orsono, le legioni di Augusto e Tiberio, assoggettando i tuoi antenati, crearono premesse di civilizzazione anche nella tua terra. La storia europea è una storia complessa, a tratti ancora inesplicabile, e dobbiamo superare le reciproche frustrazioni: nessun essere umano ha colpe o meriti per dove nasce, ma solo colpe o meriti per come vive. Attualmente, cara Angela, si possono solo definire meschini i comportamenti “antitaliani”, perché solo dalla meschinità e dall’invidia nascono. Nulla di nuovo sotto il sole, del resto, sia considerando la sciagurata politica comunitaria da voi tedeschi fortemente condizionata, sia, soprattutto, analizzando sociologicamente quella vostra particolare “weltanschauung”, magistralmente sintetizzata proprio dal più grande tedesco mai nato, in una delle sue tante opere. Forse non ha mai letto un testo di Nietzsche, impegnata come sei stata a studiare i complessi testi di fisica e chimica ed essendo nata in una famiglia dove di sicuro il grande pensatore non era amato. Beh, ti consiglio di leggere attentamente le sue considerazioni inattuali, prestando particolare attenzione al capitolo dedicato a David Strauss. Credimi: quel saggio ti cambierà la vita. 

Per molti anni ho posseduto una casa ad Amalfi, mio rifugio prediletto per appagare la voglia di mito, suggestione e magia. In quella stupenda terra ho seguito i sentieri percorsi da un altro tuo grande connazionali, Richard Wagner, che con la moglie Cosima, strappata al suo amico pianista Hans von Bülow, si recò a Ravello a dorso di mulo, restando incantato dal panorama che si dipanava alla vista da Villa Ruffolo, trovandovi l’ispirazione per l’ambientazione del giardino magico di Klingsor, che appare nel secondo atto di quella straordinaria opera dedicata al cavaliere per eccellenza: Parsifal. Ad Amalfi ho conosciuto tanti tuoi connazionali con i quali ho stretto solidi legami d’amicizia e da loro ho imparato a tuffarmi in quello stupendo mare color cobalto, anche nei mesi autunnali e primaverili: vedendo loro, infatti, che tranquillamente si lasciavano cullare dalle onde a ottobre inoltrato e ai primi di marzo (sì, anche in quei mesi vi sono tedeschi che vengono in vacanza), cosa che a me non era mai venuta in mente di fare, provai ad emularli, senza più smettere. Questo è uno degli aspetti più belli “dell’incontrarsi”: si impara molto l’uno dall’altro.

Che dirti ancora, cara Angela. Sai bene che i tuoi connazionali in nessun posto saranno sicuri come in Italia. E lo sanno anche loro. Dovresti anche sapere, però, che si vive una sola volta e non basta aver governato a lungo un paese per entrare degnamente nella storia, come qualche tuo predecessore ha dimostrato in modo nefasto. E come purtroppo stai dimostrando anche tu, che però hai ancora la possibilità di redimerti, se t’impegni a fondo e vinci i tuoi tanti complessi. A noi italiani farà tanto piacere continuare ad ospitare i cittadini tedeschi, ma non ci fasceremo la testa se non verranno. Siamo italiani, abbiamo visto di peggio e ce l’abbiamo sempre fatta. Come diceva qualcuno, sui corpi dei leoni festeggiano i cani credendo di aver vinto. Ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani. Un caro saluto e buona fortuna.

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