Attualità Italia

Un Campari s’il-vous-plait ! Da Parigi qui è tutto…

2 Giugno 2020

di Adolfo Durazzini

Sono un giovane parigino… Figlio di Nôtre-Dame che brucia, come brucia il mondo intero e sono anche abbastanza contento che bruci, come diceva Irene Grandi nella sua famosa canzone.

Sì, parigino, figlio delle rivoluzioni e controrivoluzioni, amante del merito e della giustizia, ammiro l’eroismo di quel corso che un milanese ha immortalato in un suo poema.

Ma sono anche un milanese, di quelli che conosce lo Svampa e ha fatto della Ligera e della Mala milanese un suo percorso personale, quello dei limiti, degli outsider.

Ma le bombe ordinatrici americane hanno spostato la mia famiglia a Varese. Caspita sono anche un profugo. Ed è proprio da Varese che un nome si è fatto strada ai varesini, nemmeno ai varesotti. Una notorietà, questa, rivolta ai pochi eletti cittadini di Piazza Montegrappa, quando per l’appunto vedeva scontri quotidiani tra due barboni, uno rosso e l’altro nero… Due clochards, residui bellici di una guerra coniata dagli altri, sempre dagli stessi, le banche, i gomblotti, i circoli di corte e vari altri circoli a ruota, compasso, forche e forconi. Tuttavia un Epicuro varesino seduto sulla panchina vicina all’allora edicola Pezzotta, osservava la guerra tra i due rosso-bruni. Stette allora a mirare forse l’ultima ridicola, ma eroica batosta tra due mondi scomparsi e immersi nella melma dell’indifferenza borghese varesina. Bottegai, pettegole, preti, Cavalieri e Commendatori, tutti di buona famiglia, tutti a pensare al quotidiano e a farsi gioco del futuro, tanto il posto fisso era garantito. Allora “Ces gens là”, come diceva Brel, succhiano la minestrina della vita con quel timore di Dio, cioè di loro stessi, con l’occhio vizioso, malizioso, triste e spento alla stregua delle loro vite. Ma l’Epicuro della situazione non vi ho detto come si chiamava??? Embè, si chiamava Pappalardo! Un metro e settanta con gli scarponi da alpino, il naso rotto non si sa in quale sconfitta da bar, l’uva che ormai cresceva tra le sue vene varicose tirava i suoi polpacci nudi come i muscoli di un vitello che non vuole morire. Gli occhi? Blu, si perdevano in non so quali mondi esistenti o meno, cavi da attirare nel suo delirio qualsiasi avventore incuriosito dalle sue mille storie, tutte inventate. Crepato in testa, con una topografia cranica da far impallidire Livingstone. Crepe attorno agli occhi e alla bocca, cimeli di varie risate bloccate dai cazzotti di quelli che non lo capivano. Insomma Pappalardo non amava la vita, di più, e la vedeva come un fiume fatto di annegati che arrancavano a fine mese, a inizio mese, e in mezzo al mese. Un bagatto? Ma sì! E ci vogliono i bagatti nel mondo, indossano robe colorate, parlando di cazzate spostano un pullman di turisti olandesi in Via Volta a Varese, perché come diceva con “r” moscia, “rovinava l’estetica!”

Torno a me, che di bagatti ne ho conosciuti. A Parigi, il gobbo arso vivo, si è fatto strada tra le giube gialle? Cos’è la Francia? Paese latino e germanico nelle lettere e nello stile di vita, nel cibo, nella lingua. Celtico però nel suo modo di intendere la vita, al gallo non piace la gabbia da circense. Belmondo, Brel, Ventura, Delon, Piaf, e tanti altri… Eh, ma non sono di razza francese! Sono italiani, polacchi, belgi! No ius soli! Identità italiana, s’il-vous-plait! Riprenderei ancora un po’ di Legione straniera per favore, grazie! Lutezia è italiana! No! Lutezia è romana! Napoleone è un tiranno con le aquile e i saluti romani! Viva la Vandea! Cristiana, cattolica e francese! Un corso balbuziente la lingua d’Oil non fa per noi! Un sangue impuro abbevera i nostri vessilli!

Quante cazzate direbbe Pappalardo! La Francia va avanti, scopre, si sbaglia, si muove, tanto alla fine il vento ci porterà via! La Francia è dinamica, la Francia crea uno Stato forte, sociale, bonapartiste e gaullista?

Mai per noi italiani! Meglio Mussolini e lo Stato sociale fascista, con concordato per favore! E dimenticavo tanto deep state!

Amministrazione austriaca o francese? Scegliete voi! Roma ha creato la legge, le norme, il diritto! E dove le applica l’Italia?

L’Italia, triste paese in cui un proprietario di casa a Roma ti dice che se non sei contento di pagare 1000 euro per un quaranta metri quadrati, te ne devi annà a dormì sott’ai ponti! Crepa!!! Muori poveraccio! Ohhh vuoi il reddito di cittadinanza?? Ladro, parassita vai a lavorare! Calvino dixit: lavori, fai l’aperitivo perché te lo meriti, poi coito oltre il genere, e vai a letto, e sta’ zitto che nun te devi lamentà, non devi proprio parlare, urlare, muoverti!

Visconti: Perché tutto cambi nulla deve cambiare!

Nord, Sud: i nordisti son calvinisti, i sudisti son ladri, mafiosi! Certo a Nord la mafia è legalizzata e ha un lavoro solido con busta paga fissa: amministrazione, Asl, Eni, Regioni, grandi imprese…

A Sud la mafia è illegale ma fa colazione al bar!

Pappalardo? Oggi c’è un Pappalardo in Italia, si veste d’arancione, è un soldato, ma ha capito che gli sbirri non sono sempre onorevoli, pensa che siamo in bilico tra il tribalismo sofisticato di una cortigianeria da isole Andamane e lo Stato prussiano o napoleonico, alla fine gli unici due stati che hanno fatto scuola in Europa e nel mondo.

Non so se è un cretino utile o se è un utile amico, tuttavia il Generale che urla coi giovanetti, operai, disoccupati, studenti (quelli che studiano davvero!), e contadini non della Coldiretti, mi stupisce.

“La Repubblica italiana è fondata sul lavoro! E quale lavoro? Che tipo di lavoro? Se non sei Ingegnere, specialista in qualcosa, devi direttamente saltare in fabbrica e fare l’operaio…”

Sì alla fine in Italia chi scende in piazza son sempre gli stessi, quei tipi coi dread, che puzzano di rave party e non hanno un bel niente da chiedere e da cambiare. In Francia son scesi i legionari, i pompieri, alcuni coraggiosi sbirri, tre Commissari di Polizia, una melma di studenti, disoccupati, richiedenti casa nel loro stesso paese, quando le popolari le davano subito al primo che bussava dall’estero, contadini, baroni, dèi, insomma tutti sono scesi con le giubbe gialle, tutti hanno peccato di presenza, hanno sentito il peso della Storia almeno qualche minuto nelle loro vite, per cambiare? Ma non lo so, ma si sono cambiati loro stessi. Plebei!!! Dall’odio degli uomini e dal pianto degli dèi!

La Repubblica italiana è fondata sul lavoro! E quale lavoro? Che tipo di lavoro? Se non sei Ingegnere, specialista in qualcosa, devi direttamente saltare in fabbrica e fare l’operaio, altrimenti l’arte, della quale ci sciacquiamo la bocca a grandi gargarismi, non fa un taglio di Fontana per niente! Chi se ne frega se Venezia soccombe, che gli Uffizi sian’ pieni di Pazzi, e chi non è bracciante, operaio o Ing. non serve a niente ed è un parassita? L’ipocrisia italiana è tutta nazionale! Individualisti e indegni di essere figli di quel grande retaggio nostro. Non sappiamo difenderlo, non lo apprezziamo e in verità non amiamo nemmeno il lavoro, se questo è da considerar come uno sforzo atto a trasformare la nostra indole e ad accrescersi moralmente per fare della nostra vita un’opera. No questo è chiaro è pretendere troppo da chi ancora ora si sta chiedendo che stamo a festeggià!

Volgiamo un attimo lo sguardo a chi scende, si bagna, si sporca, non si sa mai che il “buon senso” ritorni, e non quello da sagra, ma quello che ha visto i nomi italici a didascalia di grandi imprese e gesta del passato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *