Attualità Mondo

Honi soyt qui mal y pense!

16 Settembre 2020

di Adolfo Durazzini

Ai miei tempi certe cose non si facevano e né si dicevano! Questo rimane un meme tra due giovani liceali italiani cresciuti a Parigi… Quello che segue invece vuol fare luce sull’articolo della collega Cristina Gauri, redattrice sulla testata sovranista Il Primato Nazionale. Generalmente non mi occupo di fatti di cronaca, non sono un giornalista, né sono veramente interessato a tale casta, dovrei possederne ancora una, qualche parte nel mio Essere, se riuscissi a ripescarla nei meandri della mia genìa. Tuttavia scrivo e mi domando anche il perché, o forse molti se lo domandano. Proprio perché non sono né giornalista, né Indro Montanelli, non azzardo a misurarmi con chi di dovere e con passione, ma verità, fa luce su quanto di più utile si possa rammentare alla gente. Fosse però interessata, quest’ultima, a sapere la verità, non si confonderebbe con la melma che chiamiamo umanità e che spesso serve ad appesantire chi, come me, cerca di incarnare valori tradizionali alla luce di quanto il sangue, la Storia e la stirpe possano tramandare per essere ancora considerati, noi Uomini, come fari di luce, o meglio portatori fastidiosissimi di luce, quindi verità. Detto questo, la cronaca non mi interessa e non penso interessi i miei colleghi militanti, perché di questo si parla. Il Wofür kämpfen wir mio, nella famiglia di Revolvere, si tradurrebbe in passato con un Non nobis domine; ma acconsento tenzone o risposta là dove l’interiorità mia è alle prese con fatti di cronaca che rivelano più ampi progetti, di sicuro nefasti per ciò che chiamiamo di consueto verità o veridicità. Quel che succede attualmente a Parigi, ma in generale in Francia, necessita quantomeno di una buona, e forse ottima, conoscenza della cultura, della Storia, della lingua e della politica francesi in toto: ciò significa, senza volere ridimensionare nessuno, che il “sentito dire” è nemico della verità e che la conoscenza pregressa ne ausilia le veci.

Intanto, cominciamo col rammentare brevemente il fatto importantissimo di questa cronaca “verde”, cominciando dal personaggio preso in causa dalla recente protesta “anti-puritanesimo”. Identikit: Jean-Michel Blanquer, attuale ministro dell’Istruzione francese del Governo Macron. Nessun precedente penale, per lo meno nessuno noto alla Magistratura e il pensiero politico del sopracitato si situa chiaramente in una destra non sociale ma con sprazzi di tradizionalismo cristiano. Insomma, Jean-Michel (per gli intimi) non è di sinistra (storica, né socialdemocratica), non è sovranista, ma non è neppure un paladino del liberalismo/globalismo. Il suo sentimento circa l’Islam in genere, e il pensiero islamico in particolare, è pari all’attaccamento “mussoliniano” della nonna di Fedez! Quindi appellarsi al fattore “allogeno” della Francia di oggi è veramente sputare benzina sul fuoco, o peggio essere dei “Pietro Micca” di ideologie morte e sotterrate.

Non abbiate limiti! Non chiudetevi in meccanismi ciechi! Questo è il mio consiglio a chi vuol fare di questa nobile arte (il giornalismo) un’opera al nero per il raggiungimento di qualcosa di più vero. Se il “peccato”, nel senso di non dare in brocca, fosse quello invece più malsano di creare inutili zizzanie, allora chapeau, il 2% degli italiani medi crederanno alla notizia, e forse il 40% dei lettori di PN penseranno veramente che la Francia si sta islamizzando attraverso la cosa più banale e più reiterata nella storia di tutti popoli civilizzati, à savoir: il Bon ton o Galateo. Mi spiego di nuovo, non è un pericolo “verde”, simile al pericolo “giallo”, “nero” o “rosso” ad avere causato queste scelte, in verità è prettamente il contrario: in Francia, e ripeto il sottoscritto ci ha vissuto quasi trent’anni, il buon costume è sempre stato di consuetudine, del resto come da noi. Nei tram di Milano, quelli vecchi, vi stanno ancora i cimeli di tale secolo, circa il non sputare, il non bestemmiare, e aggiungo, il decoro vuole (Paese Cattolico sic) che non si entri in un luogo pubblico (tanto meno di culto, come successe a Notre-Dame cinque anni fa con un caso simile a quello del Louvre) con le minne e le cosce al vento, a meno che non ti chiami Bardot e lo fai con una disinvoltura tale da risultare elegante!

Invece, pensiamo, cari amici, alle richieste recenti di poter vestirsi come si vuole ai licei. Signore, Signori, non per morale, di cui vanto la quasi assenza a favore dell’etica, ma è il “perché” delle generazioni Ferragni e Fedez che pensano di poter fare, dire e vestirsi come vogliono, oltre che comportarsi in una qualsiasi maniera, a muovere la mia critica. Ai miei tempi, (lol, e questo è proprio dei miei tempi), andavo a scuola a Parigi vestito a modo e la maestra aveva ahimé, o per fortuna, da dire sul decoro dei miei abiti. Un compagno di classe si fece redarguire dalla maestra, perché indossava solo una canottiera in classe, con i primi peli maleodoranti che fuoriuscivano. Le bambine e le ragazze, e non Donne, come la società attuale le vorrebbe vedere (Esempio: Mignonne), si vestivano da bambine e da ragazzine, non c’erano dei minipant che facevano vedere la piega di una chiappa, e ripeto non per una questione morale, né per una questione di erotismo mal piazzato, ma forse per eleganza e dare tempo al tempo, cioè di crescere a gradi, ma qui mi rendo conto di chiedere troppo in un mondo come il nostro. Tornando a noi, la protesta in auge, anti-puritana, cela ai mass-media stranieri una cosa: i luoghi pubblici francesi sono sempre stati protetti da leggi di pudore e decoro, perciò il Ministro, non ha fatto nient’altro che ribadire una legge già presente e che non era più rispettata, tutto qui. Per la Gauri, la Francia era “il Paese dove le donne, per decenni, hanno potuto prendere il sole in spiaggia in topless?”, ma cosa c’entra ancora una volta? Un conto è chiaramente recarsi in spiaggia non in tailleur ma in bikini, un conto è andare al bar in bikini, avendo lasciato l’attività natatoria alle spalle da un pezzo.

La Gauri prosegue: “I media locali non riportano l’origine di detta famiglia, ma qualche sospetto viene”, ricordando al lettore la famiglia che avrebbe chiamato i poliziotti a riguardo delle due donne in “spiaggia”. Intanto, né io né la Gauri, siamo stati lì e le notizie pervenute dalla AFP non risultano molto chiare, forse perché il caso non richiede di soffermarci troppo. Seconda cosa, non credo proprio che nel mondo ci siano solo presunte famiglie musulmane che si impuntano sulla possibile parziale nudità di altre persone.

Non voglio elencare le tipologie di cristianesimo al quale, “l’indecorosità” dà molto fastidio e direi forse anche più che ad un salafita! Forse il fastidio non sarà manifestato dai più, ma penso che molti si interrogano sulla capacità analitica di una ragazza smodata, e dico, non sappiamo in che modo queste indecorose situazioni si siano veramente svolte. Mettiamo per ipotesi che fossero anche Femen? Sto ovviamente inventando, ma senza scomodare le Femen, ragazze, e ce ne sono, che si ispirano a questo modo? Non critico il vestire, ma il modo, la modalità con la quale entri in un posto pubblico, e questo vale, cari Signori, anche e soprattutto per un Lui. Quanti uomini vestiti bene, magari di marca, sono dei porci in calza di seta? Quante operaie, o contadine invece, rispecchiano una autentica femminilità e innata eleganza, malgrado un vestire “indecoroso” o “puritano”? Queste mie parole, volevano essere come al solito un “stiamo attenti” alle scorciatoie di giudizio, da una parte come dall’altra. Il decoro, l’eleganza, sia dentro che fuori, non sono un obbligo, ma sono un piacere sensoriale per chi le vede; il contrario non ha bisogno di spiegazione, ed è purtroppo verso questa tendenza che il mondo va. La polemica, per quanto riguarda una persona attaccata a valori reputati “eterni”, non sussiste, ma l’eleganza e il rispetto per gli altri e per se stessi è già inizio di un buon lavoro. Questo lavoro dovrebbe partire da rendersi conto della propria superiorità rispetto alle apparenze, sia per l’uomo che per la donna, così da non essere valutati solo attraverso questo “diritto”.

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